Nella lettera il Papa afferma che «oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca». Le parole del pontefice, sono per noi l'occasione per riflettere sul tema della III^ edizione del World Humor Awards che è 'l'indifferenza'.
Il titolo della XXXIX^ edizione del Meeting di Rimini è: "Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice" e fa riferimento a quella svolta cruciale avvenuta nella società intorno al Sessantotto, i cui effetti non si sono esauriti a cinquant’anni di distanza,
La rottura con il passato era l’imperativo categorico di una generazione che riponeva le proprie speranze in una rivoluzione delle strutture capace di assicurare maggiore autenticità di vita.
Che ne è stato di questo tentativo? Che cosa è rimasto di quel desiderio di cambiare tutto?
Non è questa la sede per un bilancio storico, ma possiamo riscontrare alcuni sintomi che emergono dalla situazione attuale dell’Occidente. Si torna ad erigere muri, invece di costruire ponti. Si tende ad essere chiusi, invece che aperti all’altro diverso da noi. Cresce 'l’indifferenza', piuttosto che il desiderio di prendere iniziativa per un cambiamento. Prevale un senso di paura sulla fiducia nel futuro. E ci domandiamo se in questo mezzo secolo il mondo sia diventato più abitabile.
Questo interrogativo riguarda tutti quelli che sono passati attraverso la stagione del ‘68 e che ora siamo chiamati a riflettere, insieme a tanti altri protagonisti, e a domandarci: che cosa abbiamo imparato? Di che cosa possiamo fare tesoro?
Certamente non possiamo ritirarci dal mondo per non rischiare di sbagliare.
Non possiamo rinunciare a sognare che il mondo cambi in meglio.
Chi salverà oggi questo desiderio che abita, seppure confusamente, nel cuore dell’uomo?
Solo qualcosa che sia all’altezza della sua brama infinita. Se infatti il desiderio non trova un oggetto adeguato, rimane bloccato e nessuna promessa, nessuna iniziativa potranno smuoverlo. Da questo punto di vista, «è perfettamente concepibile che l’età moderna, cominciata con un così eccezionale e promettente rigoglio di attività umana, termini nella più mortale e nella più sterile passività che la storia abbia mai conosciuto».
Dobbiamo trovare la forza di liberarci dalla schiavitù dei “falsi infiniti”, che promettono felicità senza poterla assicurare, e renderci protagonisti sulla scena del mondo, facendo della storia l'arma che sconfigge 'l'indifferenza'.