Tanti sono infatti i connazionali che lo scorso anno hanno frequentato i tradizionali appuntamenti che animano le piazze, a partire dalla festa dell’Immacolata.
E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè sullo stop ai mercatini di Natale imposto con l’ultimo Dpcm del presidente del consiglio Conte.
La Coldiretti sottolinea che dopo la decisione di sospendere i mercatini in Trentino Alto Adige ed in altre località turistiche, viene meno una opportunità di fare acquisti per sfuggire alle solite offerte.
Tra quanti frequentano i mercatini solo il 5% infatti non fa alcun acquisto.
Mentre ben il 50% spende in prodotti enogastronomici che rappresentano l’acquisto piu’ gettonato. Anche se in molti scelgono decori natalizi, prodotti per la casa, oggetti artigianali, capi di abbigliamento e giocattoli.
Qualcuno deve spiegarci perché nelle regioni gialle i mercati all’aperto sono consentiti, mentre quelli di Natale sono vietati ovunque, a prescindere dalla classificazione del rischio epidemiologico.
Ci sono forse ambulanti di serie A e ambulanti di serie B o semplicemente il governo si prepara a nuove e più rigide restrizioni?
Del resto lo stesso premier Giuseppe Conte aveva chiarito, in un’intervista al Corriere, che il Natale non sarà lo stesso degli anni passati: “Non immagino feste natalizie con baci e abbracci, cenoni e tombolate. Spero ci guadagneremo un po’ di serenità e che l’economia potrà marciare a pieno regime”.
Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni di Ursula von der Leyen: “Sarà un Natale diverso”.
Il crollo delle spese di fine anno a tavola e sotto l’albero rischiano di dare, denuncia ancora Coldiretti, “il colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani che nell’intero 2020 secondo fanno segnare un crollo storico del 12% con una perdita secca di 30 miliardi di euro: il peggior risultato del decennio per effetto della paralisi del canale della ristorazione che non viene compensato dal leggero aumento della spesa nel carrello delle famiglie”.
A pesare, elenca ancora Coldiretti, i limiti e le chiusure ma anche lo smart working con il taglio delle pause pranzo e il crollo del turismo, soprattutto straniero.