Siamo Palermo: ovvero siamo fatti della stessa pasta di cui è fatta questa città.
Simonetta Agnello Hornby e Mimmo Cuticchio si sono incontrati in anni recenti, ne è nata un'amicizia, ne è nata un'intesa che ha destato la visione a due voci di Palermo, Capitale italiana della Cultura 2018. Simonetta e Mimmo raccontano e si raccontano, obbedendo al fascinoso labirinto che storia e memoria disegnano per loro.
Ecco allora la Palermo della guerra, la Palermo vista dal mare e attraverso le trasparenze delle acque dolci che ancora la attraversavano, la Palermo della ricostruzione selvaggia, la Palermo dei morti per mafia. Ecco i vicoli della "munnizza", i palazzi nobiliari, le statue del Serpotta, magnifiche e sensuali, le prostitute (la bionda Nicoletta che faceva sollevare le pietre sulle quali camminava), il cuntista che fa roteare la spada per impressionare il pubblico, le grandi figure della Chiesa che si sono schierate con i poveri e contro la mafia, le atmosfere di sangue degli anni Novanta, lo Spasimo e Palazzo Butera, Palazzo Branciforte, l'arte e le isole pedonali. Simonetta e Mimmo evocano una città che guarda all'Europa, non solo in ragione della sua bellezza e delle sue contraddizioni, ma anche per il desiderio di futuro che vengono esprimendo le istituzioni e le nuove generazioni.
«Vedo e sento, e in quel sentire c’è il mio viaggio dentro il mondo, dato che Palermo, in quel caso, è propriamente il mondo, il mondo quando si rivela come destino.» (Simonetta Agnello Hornby).
Simonetta Agnello Hornby, vive dal 1972 a Londra, dove svolge la professione di avvocato ed è stata presidente per otto anni del Tribunale di Special Educational Needs and Disability. Il suo primo romanzo, La mennulara (la “raccoglitrice di mandorle”) - pubblicato da Feltrinelli nel 2002 e ripubblicato sempre da Feltrinelli nel 2019 - è stato un vero e proprio caso letterario, è stato a lungo ai vertici delle classifiche ed è stato tradotto in molte lingue, ricevendo nel 2003 il Premio Letterario Forte Village. Nello stesso anno, ha vinto il Premio Stresa di Narrativa e il Premio Alassio 100 libri - Un autore per l'Europa, ed è stato finalista del Premio del Giovedì "Marisa Rusconi".
Mimmo Cuticchio, erede diretto e attento interprete della tradizione palermitana dell’Opera dei pupi, ha saputo innovare un’arte che sembrava destinata a inesorabile decadenza, diventando una delle voci più autorevoli del teatro italiano contemporaneo. Cuticchio comincia negli anni settanta l’attività di puparo e oprante con i suoi spettacoli itineranti. Nel 1977 dà vita all’Associazione Figli d’arte Cuticchio e insieme alla cura per l’arte antica del cunto – il racconto orale delle gesta dei paladini – inizia quel lavoro tenace di reinvenzione di una tradizione che contribuirà al riconoscimento conferito dall’Unesco all’Opera dei pupi come parte del Patrimonio orale e immateriale dell’umanità.
«Dai miei primi anni le sirene hanno finito per annunciarmi la città, hanno mescolato il mare e la terra, e non smettono di sorridermi, e di essere la visione che mi fa entrare nella mia Palermo. Magia. Incanto. Miracolo.» (Mimmo Cuticchio).