In un momento in cui la classe politica sta offrendo il peggio di sé nella gestione della cosa pubblica e in cui molti partiti scelgono i loro candidati cooptandoli tra personaggi che hanno, spesso, problemi in sospeso con la vita (e per questo assolutamente manipolabili); in una realtà in cui è drammatica, nei diversi settori, l’assenza di "una classe dirigente serena e competente"; in un clima culturale in cui fanno carriera deputati, vescovi, primi ministri ammalati di narcisismo e in cui la volgarità, la rozzezza, la superficialità vengono esibite come qualità, rileggere la lettera di Francesco può offrirci qualche spunto di riflessione.
Cosa ha da dire il Patrono d’Italia ai sindaci, ai deputati, ai magistrati, ai ministri?
Soffermiamoci su una delle raccomandazioni che San Francesco fa nella sua "lettera ai reggitori dei popoli", è singolare che la sua prima raccomandazione sia ricordarsi "che la morte è vicina". Con questo invito a "ricordare" San Francesco dimostra una profonda e sapienziale conoscenza del cuore dell’uomo. Una consapevolezza propria delle grandi personalità ... Don Bosco raccomandava di vivere ogni giorno come se fosse il primo, l’unico, l’ultimo. Carl G. Jung scriveva: “l’uomo che non pensa alla morte ha bisogno di essere curato”.
- Riconciliarsi con la morte cambia il cuore, aiuta ad essere umani, avvia il percorso di accettazione dei nostri limiti e di quelli altrui.
- Ricordarsi che la vita è breve aiuta a capire cosa vale la pena di essere vissuto, amato, goduto e cosa invece è rumore, vanità, patologia.
- Ricordarsi della morte ci aiuta a restituire tutto, perché è vero, come è stato scritto, che essa ci toglie solo quello che abbiamo trattenuto!
Il potere, sganciato dalla riflessione sul grande invalicabile limite di "sorella morte", diventa illusione, delirio, negazione della realtà. Diventa il sedativo contro la paura della solitudine, del limite, della vulnerabilità, dell’impotenza.
Il potere, infatti, è forte e fragile. Può essere usato per la felicità e l’infelicità. Può costruire, distruggere e autodistruggere.
Gli esempi dei dittatori di ieri e di oggi con le loro parate, i loro discorsi enfatici carichi di seduzioni (e di bugie), il loro bisogno di ripetuti bagni di folla narrano di questo delirio di grandezza. Sono innumerevoli gli esempi di governanti ammalati di potere che hanno distrutto e stanno distruggendo popoli, luoghi e persino sé stessi. L’epilogo di tante storie di potere è distruttivo e autodistruttivo.
San Francesco con la sua lettera ai governanti ci riporta alla realtà: il potere non è una divinità a cui vale la pena sacrificare le nostre vite, ci ricorda che il potere va restituito ... e il verbo "Restituire" è molto caro al nostro santo patrono. Credenti e non credenti su questo fondamento possono incontrarsi: il potere è un prestito che non è nella nostra disponibilità, un prestito che ci viene affidato. Un prestito per piantare semi di futuro e di speranza. Se ce ne impossessiamo, se lo utilizziamo contro gli altri, la vita ce ne chiederà il conto.
Scritti di Francesco di Assisi: Lettera ai reggitori dei popoli:
A tutti i potestà e consoli, magistrati e reggitori ovunque, e a tutti coloro a cui giungerà questa lettera, frate Francesco, vostro servo nel Signore Dio, piccolo e disprezzato, augura salute e pace.
Ricordate e pensate che il giorno della morte si avvicina (Gen 47,29).
Vi supplico allora, con rispetto per quanto posso, di non dimenticare il Signore, presi come siete dalle cure e dalle preoccupazioni del mondo.
Obbedite ai suoi comandamenti, poiché tutti quelli che dimenticano il Signore e si allontanano dalle sue leggi sono maledetti e saranno dimenticati da Lui (Sal 118,21; Ez 33,13).
E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di avere saranno loro tolte (Lc 8,18).
E quanto piú saranno sapienti e potenti in questo mondo, tanto piú dovranno patire le pene nell’inferno (Sap 6,7).
Perciò vi consiglio, signori miei, di mettere da parte ogni cura e preoccupazione e di ricevere devotamente la Comunione del Santissimo Corpo e Sangue del Signor nostro Gesú Cristo in sua santa memoria.
E dovete dare al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera un banditore proclami o altro segno annunci che siano rese lodi e grazie all’Onnipotente Signore Iddio da tutto il popolo.
E se non farete questo, sappiate che voi dovete rendere ragione al Signore Dio vostro Gesú Cristo nel giorno del giudizio.
Coloro che porteranno con sé questa lettera e la osserveranno, sappiano che sono benedetti dal Signore.