“Ragazzi difficili”, come vengono chiamati, ma pur sempre ragazzi, che attendono da noi segnali di dialogo sincero e attento alle loro esigenze più profonde, che manifestano a volte anche con modi, linguaggi, scelte e comportamenti, giudicati paradossali e trasgressivi.
Ragazzi che, di fatto sono sempre presenti anche se sembrano assenti, forse comunicano con linguaggi inusuali, solo accogliendo ed intercettando questi linguaggi possiamo sperare di entrare nel loro mondo e stabilire un contatto non solo esteriore ma profondo ed amicale.
Il problema è non lasciarsi fermare o scandalizzare dalle loro volute e cercate provocazioni verso il mondo degli adulti e verso tutto ciò che contestano.
Nel profondo, restano ragazzi in ricerca del senso della vita, di affetti sinceri, di gioia e speranza per il futuro.
È importante fare esperienze con i ragazzi, ma è anche importante saper riflettere con loro sulle esperienze fatte e cogliere in esse i valori positivi o critici.
Quello di cui siamo oggi più carenti sono proprio le convinzioni ed i contenuti che dobbiamo comunicare ai ragazzi.
Oggi ci sono tanti esperti che si occupano del mondo giovanile, e chi lo segue, sa bene che sta nei ragazzi stessi la fonte prima del loro risveglio e fa leva sulle loro risorse interiori, per ridare loro la voglia di vivere, di amare, di gioire.
Non ci sono solo ragazzi difficili; ci sono, e siamo noi, adulti difficili e complicati, incerti nella nostra testimonianza, indecisi e tiepidi nelle convinzioni.
Dobbiamo trovare nell’umiltà la via che apre all’incontro con i ragazzi e comunicare con il loro mondo.