Dobbiamo ricordarci della cosiddetta "soluzione finale" che si fece con le persone disabili, eliminanso i soggetti con disabilità psichiche, fisiche, intellettive, considerati "indegni di vivere", "inquinatori della razza", e che erano un costo esoso e inutile per le casse dello stato tedesco.
Prima ci fu la sterilizzazione dei portatori di handicap psichici, poi la loro eliminazione fisica e infine la strage di bambini disabili, che ebbe luogo in Germania dall’anno della presa del potere da parte del nazionalsocialismo fino alla fine della Seconda Guerra mondiale.
Di questo sterminio si parla in verità ancora poco, anche se esiste ormai un’ampia documentazione storica al riguardo e negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative di divulgazione.
Il progetto, noto come Aktion T4, fu realizzato in nome della purezza della razza e del risparmio di risorse economiche secondo i principi di un movimento eugenetico internazionale che si sviluppò in quegli anni dalla teoria della selezione naturale di Darwin.
Questi estremi orrori appaiono oggi assurdi tanto che si stenta a credere che possano essere avvenuti e da allora si sono fatti importanti e significativi progressi culturali e sociali nei confronti delle persone disabili fino a giungere nel 2006 alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità , ratificata nel marzo del 2009 anche dallo stato italiano, che pone come principale obiettivo quello di promuovere i diritti e il benessere delle persone con disabilità e la loro inclusione attiva in tutti gli ambiti della società.
Tutto ciò rimane però in gran parte a livello di norma e di teoria non applicate nella realtà quotidiana, dove c’è ancora un grande bisogno di informazione e di sostegno per un pieno riconoscimento, tutela e salvaguardia dei diritti delle persone con disabilità.
In questi anni il livello di percezione della discriminazione si è sicuramente alzato, ma al tempo stesso ancora troppe persone con disabilità e loro famigliari vivono situazioni di discriminazione, spesso senza averne una piena consapevolezza.
Effettivamente chi ne è coinvolto direttamente si rende conto come nel nostro paese manchi per il mondo della disabilità un impegno politico concreto, organico ed efficace, che sia fondato su un effettivo riconoscimento di diritti e su una visione inclusiva della nostra società.
È esperienza d’altra parte purtroppo frequente come si accetti e finisca ancora per prevalere la delega alle famiglie, al volontariato, all’atteggiamento caritatevole, al buon cuore dell’assistenza, alla cura riparatoria e consolatoria, interventi che, in contrasto con la legislazione vigente, sono ancora ben lungi dal promuovere il vero benessere della persona con disabilità e un suo reale inserimento nel contesto sociale, con il possibile rischio di un sempre maggior disconoscimento della sua dignità e dei suoi diritti.