A confermarlo, senza ombra di dubbio, sono i numerosi reperti rinvenuti in più occasioni nel nostro territorio.
Il famoso boccale d'argento di epoca romana "Gutturnium", casualmente pescato nelle acque del Po nel 1878; la statuetta bronzea raffigurante un "Ercole Bibace", datata I sec. d.C. ritrovata durante gli scavi archeologici a Veleja Romana nel 1760; il celeberrimo "Fegato Etrusco", reperto bronzeo che riproduce l'organo anatomico di un bovino e presenta diverse iscrizioni tra cui quella del dio etrusco del vino, datato II sec. a.C. e riaffiorato nel 1877 a Settima di Gossolengo, ed altri ancora. Durante i numerosi scavi archeologici furono ritrovati pure diverse viti fossili, vinaccioli, patere, pedali di origine senz'altro pre-romana.
Comunque l'influsso maggiore esercitato sulla coltivazione della vite piacentino è quello greco: Piacenza rappresenta ancor oggi, infatti, l'ultima propaggine di un modo di coltivare la vite basso con le "carasse", con ceppi ravvicinati e forti potature, come si riscontra a ritroso, nel Piemonte, in Liguria, nel sud della Francia e nella Penisola Iberica.
La viticoltura piacentina si estende per 6.000 ettari di territorio agrario, per il 100% situata in collina fra i 150 e i 450 metri di altitudine. Gli ettari iscritti all'Albo della D.O.C. Colli Piacentini sono il 70% del totale. La produzione complessiva provinciale di uva si aggira attorno ai seicentomila quintali di media all'anno, da cui si ricavano circa quattrocentomila ettolitri di vino.
La maggior parte delle aziende trasforma direttamente, seppur parzialmente, l'uva in vino; di queste circa 1.400 sono dotate di impianti e di attrezzature per la vinificazione ed il confezionamento del vino. La produzione reale rivendicata annualmente dei vini D.O.C., è superiore ai duecentoventimila ettolitri, e supera il 50% del totale provinciale. Il 40% della produzione è commercializzata sfusa ed in damigiane, la restante parte è imbottigliata, la tendenza è però quella che vede in aumento la vendita in bottiglie.
La D.O.C. Colli Piacentini risulta, considerando parametri quantitativi, essere sedicesima su oltre 360 Denominazioni di Origine Controllata (il 2% del totale prodotto in Italia) ed è la prima a livello regionale (il 17% del totale prodotto in Regione Emilia-Romagna).
Da un lato la quantità ridotta rispetto ad altre zone viticole, la produzione totalmente di collina e una tipologia di prodotto moderna e ben curata, dall'altro un rapporto qualità-prezzo-immagine ed una consistenza merceologica e commerciale basata sui vini D.O.C. permettono ai produttori piacentini di essere all'avanguardia sul mercato e di acquisire sempre più spazi commerciali e consensi dal consumatore.
Parte del merito va anche al Consorzio di tutela dei Vini D.O.C. Colli piacentini, costituitosi nel 1986 sotto l'egida della Camera di Commercio di Piacenza, per iniziativa di 19 produttori, senza scopo di lucro. Il suo è un ruolo che si esplica essenzialmente in due direzioni: da una parte, su autorizzazione del febbraio 1992 del Ministero dell'Agricoltura (oggi Ministero Politiche Agricole), tutela, controlla e vigila sulla produzione; dall'altra parte, valorizza e svolge attività promozionali con azioni mirate per far conoscere e divulgare i vini D.O.C. Colli Piacentini.
Il Consorzio effettua annualmente le verifiche nelle aziende associate, vigila sulla denominazione, sulla qualità dei prodotti, sull'uso dei marchi e sul rispetto degli accordi di autodisciplina definiti dal Consiglio di Amministrazione ed approvati dall'Assemblea dei Soci. La verifica finale, naturalmente, è quella sul mercato al dettaglio.
L'area dei Vini D.O.C. Colli Piacentini comprende diciotto D.O.C.: Gutturnio, Trebbianino Val Trebbia, Monterosso Val d'Arda, Barbera, Bonarda, Sauvignon, Val Nure, Pinot Grigio, Pinot Nero, Ortrugo, Malvasia, Novello, Cabernet Sauvignon, Vin Santo, Vin Santo di Vigoleno, Chardonnay, Pinot spumante bianco, Pinot spumante rosato.