Le ricette sono tante, quasi come le denominazioni di questa pasta lievitata che viene obbligatoriamente fritta, meglio se nello strutto, ma anche l'olio è ammesso.
E' tipico dell'Emilia Romagna, ma in ogni provincia o quasi vi sono leggere varianti contraddistinte da nomi diversi.
Chisulen, gnocco, ma anche crescentina, torta fritta, pinzino … tanti modi per definire una piccola porzione di pasta da pane, appiattita e poi fritta fino a gonfiarsi nello strutto. Immancabile nelle fiere, dove si mangia nel cartoccio, per strada, é anche l’accompagnamento classico dei taglieri di salumi e formaggi, se lo si serve a casa, al bar o anche in qualche ristorante.
La ricetta é antichissima, di chiara matrice contadina ... e alcuni la fanno derivare nientemeno che dai Longobardi.
I chisolini sono una delle specialità più servite nei ristoranti, trattorie e agriturismi e anche nelle sagre paesane, dove sono distribuiti a pezzi in sacchetti di carta, sempre accompagnate ai salumi dop tipici piacentini (coppa, pancetta e salame) oltre a formaggio (di solito gorgonzola).
E’ un piatto che appartiene alla cosiddetta “cucina povera”, in fondo gli ingredienti sono sempre loro: farina acqua lievito e strutto, materie prime che ogni famiglia in pianura aveva a disposizione.
Questa area geografica è caratterizzata dall'agricoltura di cereali e dall'allevamento della vacca da latte e dei suini.
L’industria casearia ha prodotto grandi quantitativi di burro e siero di latte (scotta) ideale per l’alimentazione dei suini da ingrasso.
Con la macellazione dei suini si producevano salumi e tessuti adiposi (lardo in particolare) dalla cui fusione si è da sempre prodotto lo strutto che, conservato in vescica, serviva in cucina per tutto l’anno.
Quindi non poteva che nascere in queste zone la tradizione del chisolino presentato con i salumi!
Il Comune di Fiorenzuola d’Arda ha insignito il Chisolino del marchio De.Co. (acronimo di Denominazione Comunale di Origine) nell'anno 2011.