Il Disability Day, proclamato dall’ONU nel 1992, quest’anno va a coincidere con l’Anno Internazionale delle Persone Disabili e la 13esima sessione della Conferenza della Convenzione degli Stati sui diritti per le Persone con Disabilità.
Si tratta di una serie di eventi inseriti nella politica dell’Inclusione avviata dall’Onu già a partire dagli anni Settanta, per la quale, in un ambito di solidarietà, i diritti all’istruzione e alla realizzazione personale devono essere garantiti a ogni individuo senza distinzioni di sorta. Obiettivo della Convenzione, attiva dal 2006, è perciò quello di promuovere l’uguaglianza e la garanzia dei diritti delle persone con disabilità, così da permettere e agevolare il loro prezioso contributo in ogni settore sociale, che esso sia culturale, politico o economico.
In questo giorno voglio ricordare il libro di Vito Mancuso ”Il dolore innocente” pubblicato da Mondadori nel 2002, un libro che indaga in uno dei misteri del vivere – cioè il male fisico, la malformazione, l’handicap – con una freschezza che rarissimamente ci è dato trovare.
Il libro è un’analisi lucida che affronta il problema dell’handicap in modo nuovo andando al di là di tutte le giustificazioni che sono state date nel passato. Si rivolge alla filosofia e alla teologia per trovare il senso umano dell’handicap, il messaggio di cui è portatore, analizzando le risposte date dalle grandi religioni mondiali.
L’autore non ha alcuna preoccupazione di difendere Dio né di accusarlo, cerca solo di capire “quanto è teologicamente in gioco di fronte al caso dei bambini che nascono con il peso, umanamente insostenibile ma drammaticamente reale, di un handicap posto all'origine sulle loro spalle innocenti”.
L’handicap, dice Mancuso, è un errore della natura, che alla ricerca della relazione ordinata per realizzarsi e procedere può sbagliare, fa parte dunque della logica insita nella natura stessa non imputabile a ciò che noi chiamiamo Dio.
Di fronte all’handicap, però, non c’è alcuna risposta dal punto di vista umano. Di fronte all’handicap l’uomo tace. Non ha risposte. Nessuno ha risposte. Sul piano semplicemente umano c’è solo il silenzio, dietro cui si nasconde la compassione oppure più spesso la paura, a volte persino l’orrore. Gli uomini hanno paura degli handicappati. Se la società li ha per millenni emarginati, annullati, cancellati, è perché ne ha paura.