L'associazione NoiSEA con la Federazione Italiana Tempo Libero (FITeL) delle regioni Lombardia e dell’Emilia Romagna, hanno proposto due momenti che consentono di mettere in luce dinamiche comunitarie di partecipazione che vogliono affrontare lo spinoso argomento, con il tentativo di valorizzare agli occhi della cittadinanza milanese il ruolo dell’amministrazione ed il livello di collaborazione con la rete di associazioni ed imprese che sviluppano attività di responsabilità sociale.
Il 20 novembre si svolto un convegno sul tema “Con chi ha più bisogno: storie di canzoni e di incontri” nato dalla presentazione della collana “i canzonieri” edita da ITACA, e che ha rappresentato l’occasione e l’intreccio di opportunità formidabili per approfondire la sfida dell’incontro con “l’altro” portatore di culture, stili di vita e valori con cui misurarsi. Dopo il convegno che si è tenuto presso il salone Liberty della storica osteria del Treno in via San Gregorio 46 (Milano) è stato proposto uno spettacolo di canzoni e letture che si è tenuto sabato 2 dicembre nel Teatro Don Bosco in Via Melchiorre Gioia 49 a Milano.
Al convegno hanno preso parte, rappresentanti della società civile e di associazioni ed imprese e l’assessore alle politiche sociali dell’amministrazione comunale: Pierfrancesco Majorino (Assessore Politiche sociali, Salute e Diritti del Comune di Milano); Natale Carapellese (Presidenza FITeL Lombardia); Marco Ornella (Presidenza NoiSEA); Guido Mezzera (autore della collana "i canzonieri" pubblicata da ITACA); Eugenio Dal Pane (Direttore Editoriale ITACA); Marco Cormio (C.S.R SEA); Giorgio Paolucci (giornalista e scrittore); Alberto Sinigallia (Presidente - Fondazione Progetto ARCA Onlus); Stefano Lampertico (Direttore del mensile di strada “Scarp del tenis”); Giorgio Vittadini (presidente della Fondazione per la Sussidiarietà); Enrico Castelli ha moderato il dibattito (Giornalista - vicedirettore TGR RAI).
Il convegno “Con chi ha più bisogno: storie di canzoni e di incontri” ha cercato di approfondire l'esperienza di assistenza alle persone senza dimora che sopratutto in inverno dormono al terminal degli aeroporti di Linate e Malpensa, mentre lo spettacolo nato dai racconti di Guido Mezzera, ispirati dalle canzoni di Enzo Jannacci, ha avuto lo scopo di raccogliere fondi da destinare all'opera della Fondazione Progetto ARCA Onlus. Lo spettacolo ha visto l'impegno dell’insieme artistico “I CANZONIERI” che si sono esibiti con letture e canzoni, tratte dai racconti del libro di Guido Mezzera “Le scarpe del tennis”. Queste iniziative hanno avuto il patrocinio del Comune di Milano e il contributo di SEA s.p.a. e della Fondazione ATM.
Lo spettacolo ‘Le scarpe del tennis’ nasce da un progetto editoriale che consiste nella pubblicazione di una collana di otto volumi intitolata “i canzonieri” Si tratta di otto libri che contengono ciascuno otto racconti di Guido Mezzera, che hanno come denominatore comune il fatto di prendere spunto dai brani musicali di otto tra i più grandi cantautori italiani degli ultimi cinquant’anni: Enzo Jannacci, Davide Van De Sfroos, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Claudio Chieffo, Francesco Guccini, Fabrizio De Andrè, Giulio Rapetti (in arte Mogol).
Al di là della cifra letteraria di questi racconti, l’aspetto sicuramente significativo ed originale sta proprio in questa narrazione di storie che, prendendo spunto da una situazione o da un sentire o da un clima della canzone, si svolgono, si intessono e si intrecciano ben oltre il limite del cantato, senza mai tradirne lo spirito e la poesia.
Per comunicare questo spirito, lo spettacolo andato in scena sul palco del Teatro Don Bosco, è stato certamente un omaggio ad uno dei più grandi cantautori della musica italiana, Enzo Jannacci, e ha ben testimoniato l’attualità di un certo sentire, di un certo sentimento, tanto vivo da stimolare la riflessione sul tema proposto dagli organizzatori.
Enzo Jannacci, il dottore “appassionato di altruismo” ha fatto ritrovare i luoghi che profumano della Milano di un tempo, quella Milano che ci aiuta a pensare a chi ha più bisogno con i racconti di Guido Mezzera e gli incontri che lo spettacolo propone.
Lo spettacolo è stato la narrazione di tre storie differenti, una lettura arricchita, commentata e rappresentata con il supporto di immagini particolarmente significative, di un tempo passato, di una città, Milano, che non c’è più. Momenti di danza e di canto interrompono il filo del racconto per sottolineare gli aspetti più poetici delle trame. La musica, rigorosamente dal vivo, non solo svolge la funzione di commento delle varie situazioni letterarie, ma occupa un ruolo preminente in quanto origine dei contenuti stessi. Il canto, e gli strumenti, interpretano i brani musicali in maniera originale, riproponendosi sia nelle versioni conosciute e già apprezzate, sia utilizzando nuovi percorsi melodici e nuovi tempi di esecuzione.
Una serata molto apprezzata dal pubblico, in modo particolare da alcuni senzatetto, assistiti dalla Fondazione Progetto ARCA Onlus, che con il loro ringraziamento hanno commosso l’autore e i suoi collaboratori e che hanno ricordato come la nostra umanità, fatta di bisogni e desideri, è qualcosa che abbiamo ma che non possediamo.
Eppure, è proprio di fronte a tipi magari strani, “marginali” ma autentici, che ci si sente visti e guardati. Come accade con i personaggi raccontati da Enzo Jannacci, il geniale e poetico medico-cantante milanese. Storie diverse, come quella del barbone con le scarpe da tennis, che parla da solo per strada, ma non gli serve essere “normale” per sentirsi qualcuno quando incontra l’amore.
Nei racconti di Mezzera, i personaggi delle canzoni di Jannacci diventano reali e a differenza della gran parte di noi, non cercano il riconoscimento sociale, difficilmente cedono all'interesse, al comodo, alla massa; tutti obbediscono a qualcosa che viene dettato loro direttamente dal di dentro. Il loro cuore è come una periferia che rimette al centro il sé di tutti, l’“io” messo a nudo. Quello che rimane quando tutto sembra crollare. E non sovrappongono alla realtà le solite bolse analisi, ma “guardano”, come fanno gli zingari dell’omonima canzone di Jannacci di fronte all’imponenza del mare.
Nelle canzoni di Enzo e nei racconti di Guido Mezzera troviamo libertà e ironia ma mai cinismo, non hanno alcuna ideologia da difendere, non fanno la predica, non parlano “sopra” ai loro personaggi, ma leggono il mondo attraverso i loro sguardi liberi.